“Da cosa ti vuoi vestire quest'anno”
era la domanda che puntualmente mi rivolgeva mia madre ogni anno
all'approssimarsi del Carnevale. Manco fossimo a Venezia, o a Rio de
Janeiro o a Viareggio. Il Carnevale era festeggiato in pompa magna:
per settimane si succedevano feste, all'aperto al chiuso, alle
Cascine, in casa delle amichette..ovunque.
Qualunque fosse la mia risposta
all'iniziale quesito, il costume doveva essere
1:originale
2:diverso
da quello dell'anno precedente
3: rigorosamente fatto in casa
4: non
chiedetemi il perché di queste regole.
Un anno, non so di preciso quale, ma di
sicuro eravamo nel pieno degli anni Novanta, mi azzardai a rispondere
che avrei voluto vestirmi da Sailor Moon. Desiderio innocente da
bambina che viveva nel mondo. Mi fu risposto che il vestito di Sailor
Moon non si poteva fare in casa e che di comprarlo non se ne parlava
nemmeno perché “è rifinito male”.
L'alternativa che mi fu offerta non era esattamente un compromesso: mia madre tirò fuori il costume
da Mimì della Boheme che era appartenuto a lei negli anni Sessanta.
Trauma.
Il vestito era di panno rosa salmone,
rifinito da tulle e rosette di stoffa; era inoltre corredato da
cuffietta guarnita di pizzo e da un paio di spettacolari mutandoni
che arrivavano alle caviglie.
Non fu prestato assolutamente ascolto
alle mie ragionevoli proteste, però mi fu spiegato che Mimì era la
giovine fioraia che nella Bohème muore di tisi. Il vestito
neo-ottocentesco mi fu provato (mi stava grande) e fu deciso che lo
avrei indossato per tutto il Carnevale.
Ora immaginatevi il mio profondo
sconforto prima della prima festa.
Mi fu infilato il vestito, che
sapeva di naftalina. con tutti i mutandoni che pizzicavano
terribilmente, mentre mia mamma cantava l'opera. Fui felicissima di mettermi la cuffia solo perché così mi nascondeva la crocchia che avevo in cima al capo, di cui mi vergognavo immensamente.
Per completare il lavoro mia mamma mi spatolò un po' di
fondotinta sul viso e mi sistemò sulle palpebre dell'ombretto
celeste in pieno stile anni Settanta. Fra che io non stavo ferma, fra
che mia mamma non era in grado (eh all'epoca non c'era mica Clio
Makeup che ti spiegava quale pennello usare per sfumare l'ombretto)
il trucco, completato dal rossetto fucsia sui denti, era un gran
troiaio.
Mi presentai alla prima festa, dove,
ovviamente, tutte, e dico TUTTE le altre mie amichette erano vestite
da Sailo Moon. Forse ce ne era una vestita da Sailor Mercury, (perché il vestito da Sailor Moon era finito) ma era guardata male perché
troppo alternativa.
Figuratevi io.
Ora, immaginatevi una bambina di sette
anni che spiega la Bohème alle amichette e, alle molte domande che il mio vestito attirava, alla fine rispondevo che ero "una del teatro".
Persino gli animatori mi
prendevano per il culo. A un certo punto andai in un angolo a
liberarmi dei mutandoni.
Ricordo però che la gonna che avevo
faceva una ruota bellissima, che le gonnelline di plastica delle
Sailor si sognavano, e ciò fu molto apprezzato.